'L pakìë
lë baucë
‘l keré
la lëntilha
‘l nunù
‘l veràirë
la curdella
‘l bücé d’erbë
brutā
l’arplattë
arviurà
arviöurë
ebrurā lu fraise
ebränciāi
‘l rumà ‘d bezë
‘l bezìë
‘l pra
‘l pra du biòu
‘l pra du curiste
lë muntanhë
‘l turbilhun
rëblā la grulla
‘l barìë
delhurā
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Il pascolo
- erba che veniva
raccolta in autunno negli incolti e che serviva per rifare il giaciglio
delle mucche
- il carice (genere carice), pianta erbacea delle praterie alpine
- leguminosa dal forte odore, non produceva un buon fieno
- genziana maggiore
- il veratro
- l’asfodelo
- ciuffo d’erba
- germogliare
- zone di prato in cui la vegetazione spontanea è diversa da
quella circostante. In autunno l’arcò si tagliava din läz
arplatta dove una maggiore umidità aveva favorito la ricrescita
dell’erba
- erba ricresciuta dopo la falciatura
- zone d’erba fresca ricresciuta dopo la falciatura
- sfogliare i frassini – si faceva ad anni alterni: un anno si
sfogliavano ed un anno si sbrancavano
- sbrancare gli alberi
- scopa di rametti di pioppo nero con la quale si raccoglievano le
foglie cadute
- pioppo nero
- il prato
-“prato del toro”: prati di proprietà comunale di cui usufruiva
la famiglia che aveva in custodia i tori da monta
- “prato dei coristi” – prato di proprietà comunale situato in
prossimità della Parrocchia che veniva lavorato a turno dai
componenti il coro
- la montagna, nome con cui si designava comunemente l’alpeggio
- turbinio d’aria che nella frazione di pochi secondi poteva disperdere
tutto il fieno in un prato
- trascinare le scarpe. Modo di dire anche spregiativo per indicare
chiunque in grado di muoversi, di camminare anche se con fatica
“lë nh’avìë tu s’k’i puian rëblā la grulla”
c’erano tutti quelli in grado di trascinarsi fin lì
- porzione orizzontale di prato compresa da due bea
- pulire i prati in primavera perché non ci fossero ostacoli
durante la falciatura. I lavori principali consistevano in:
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defā la darbuniera
garā luz ecoze
garā la pèira
‘l darbun
lë darbunierë
‘l darbun u darbuneë
Sea lu pra
lë buèinë
lë debuenà
debuenā
sea
‘l setū
‘l pra u l’ē chà
‘l dà
‘l fucìë
la manëtta
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- disfare i mucchi di
terra delle talpe
- togliere i piccoli rami secchi che venivano poi utilizzati per
accendere la stufa
- togliere le pietre
- la talpa
- il mucchio di terra scavata dalle talpe
- la talpa sta scavando
Falciare i prati
- pietra di confine
- linea di confine tra due prati
- falciare l’erba lungo il confine
- falciare
- falciatore
- il prato è falciato
- la falce; questa è composta da:
- il manico della falce; si ricavava da legni leggeri come quelli ‘d
süfië / abete rosso o ‘d pin / pino
- la manëtta. le maniglie, in legno d’abossu / biancospino o
d’arabbë / acero campestre, entrambi molto resistenti. Inoltre per
la caratteristica di queste piante di essere molto ramificate, era
più facile trovare già la giusta angolazione
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‘l tarun
ëntrincā ‘l dà
ëncëplā o martlā
lë
martlöirë
defucerā ‘l dà
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- parte larga della lama
dove è fissata al fucìë
- dare la giusta
angolazione alla lama della falce
- rifare il filo alla falce. Si sceglieva un terreno piuttosto duro per
piantare l’incudine, di modo che non avesse vibrazioni; nel batterla
per piantarla si aveva cura di frapporre un pezzo di legno per non
rovinare la sottile striscia, larga circa 3 mm, sulla quale si lavorava
iniziando dalla punta della lama
- attrezzo formato da un martello battifalce e una piccola incudine
portatile in acciaio per rifare il filo alla falce
- staccare la lama dal manico per poterla martellare
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lë
morre
emurā
maciā ‘l dà
‘l cuìë
‘l buciun du cuìë
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- la cote, pietra
nerastra, ricca di quarzo granulare, usata per
affilare
- affilare la falce con la cote. Si eseguiva
appoggiando la punta della lama sulla scarpa
- lett.: mangiare la falce -
consumare inutilmente la lama della falce durante l’affilatura senza
riuscire ad affilarla a dovere
- astuccio ricavato da un unico
pezzo di legno scavato e lavorato che conteneva la cote e l’acqua e che
si portava appeso alla cintura. Potevano essere fatti anche con corna
di mucca. I più recenti sono di lamiera zincata
- il tappo d’erba del
cuìë. Si metteva l’erba per evitare alla cote di sbattere e
all’acqua di fuoriuscire
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‘l
vuran
l’ëndan
l’arbatùë
eburësea
virā ‘d càirë
Arplea 'l fën
‘l fën
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- il falcetto
- striscia d’erba falciata, andana
- striscia d’erba che si
falciava in senso inverso alla prima, di modo che l’erba ricadesse
sull’andana già falciata
- falciare male
l’erba lasciando un pezzo di stelo
- girare le andane di fieno
per permetterne una più rapida e migliore essiccazione.
L’operazione veniva eseguita in genere con il manico del rastrello o
con lë furcë
La racolta dl fieno
- il fieno (NB – alcuni testimoni
pronunciano “fon”)
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‘l
fën suvaggë
‘l fën ‘d metiu
fnea - anā fnea
lë crusà
ratlā
‘l raté
|
- fieno
selvatico. Si chiamava così il fieno dei prati d’alta quota che
aveva meno sostanza ed era destinato preferibilmente alle pecore
-
fieno raccolto nei prati più a bassa quota. Era considerato il
migliore
- raccogliere il fieno - andare a
raccogliere il fieno
- insieme costituito dalla culla
in legno e dal bambino che le donne si portavano appresso durante la
fienagione o i lavori di campagna
- rastrellare
- il rastrello. Le varie parti che lo
compongono sono:
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‘l
manio
‘l ratlìë
la püa
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- il manico, era in
legno d’uranhìë / nocciolo
- la sede dei denti, fatta con ‘l fràisë / frassino
- i denti del
rastrello, ricavati dal legno d’arguransìë / rosa canina
che ha la caratteristica di essere flessuoso ed elastico,
adatto quindi a resistere contro le asperità del terreno: si
tagliavano della
lunghezza desiderata dividendo poi i pezzi in quattro parti a cui si
eliminava il midollo
e venivano poi lavorate nella forma definitiva
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lë
furcë
lë furcià
‘l trën
lë cüccë
acüciā
lë leë
lu liun
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- la forca in legno,
era
ricavata da una pianticella ‘d fràisë / frassino che veniva
lasciata ad ammorbidirsi nel letame della stalla dopo averne tagliata
una punta in tre parti che venivano poi modellate su di una scala a
pioli dandogli la forma definitiva dei tre denti ricurvi
- la forcata
- il tridente di ferro
- cumulo di fieno nel prato
- formare i cumuli di fieno
- slitta per il trasporto del fieno.
Le parti che la compongono sono:
- pattini della
slitta - il legno più ricercato era ‘l plaië / acero
montano. Quando non si trovavano le piante adatte, che dovevano
già essere incurvate di natura, si prendeva anche ‘d blutun /
larice. AAL ricorda che nel fare le corvè per ripristinare il
selciato delle strade, si prestava attenzione nell’adoperare pietre
piatte, che non avessero bordi sporgenti i quali avrebbero agito come
‘d rabò, delle pialle, su lu liun
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la
gamba
lu ban
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- le gambe della slitta,
si ricavavano dall’abossu / biancospino, legno duro e resistente, in
grado di sopportare le
sollecitazioni a cui era sottoposto
- le traverse della slitta
in legno ‘d süfië / abete rosso
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lu
garoze
la corda
plumbā lë cordë
anā për liun
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- sorta di alamari in
legno per agganciare la slitta
- le corde per il
traino; tutte le corde erano fatte in casa con la canapa coltivata in
loco
- impalmare una corda, congiungere i
due capi intrecciandone i rispettivi trefoli
- andare in cerca di piante adatte
per ricavare lu liun
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lë
leë
u
la
(a)
rulëtta
‘l viurun
alerā o revìa ünë trusë
la banata
lu banatun
la corda
lë cordë longë
‘l retrinhòu
lë mënëvellë
lë mënëvellë a crokë
lë mënëvellë u lë rulëttë
|
- slitta con le ruote
- lett. violino - si diceva di slitta
vecchia e cigolante che veniva agganciata in ultima posizione
perché più debole
- scartare la trusë
sul lato della strada nel caso di rottura della leë per lasciare
libero il passaggio
cërgiā lë leë a fetrë - modo di caricare sul mulo 4
slitte, 2 delle quali messe a V rovesciata, come un tetto (il
fētrë è il colmo del tetto)
- attrezzo costituito da due sbarre di
legno alle quali sono fissate delle corde atte ad imballare il fieno
formato da:
- le due barre in
legno ‘d süfië / abete rosso
- le corde fissate ai
banatun (si tratta in realtà di un’unica corda
scorrevole)
- la corda lunga laterale
- corde
fissate alle barre di legno atte a stringere
- piccolo attrezzo in legno fissato a un capo della corda che
serve a legare e fissare la corda stessa
- variante del precedente con un incavo laterale per l’aggancio della
fune
- altra variante che includeva un piccolo cilindro
girevole. Si usava con le corda trusiera
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la
corda trusiera
plea la banata
ëncuciā
lìa o grupā
delìa o degrupā
lë brasà
‘l ratliun
fudierà
lë trusë
|
- corde della
trusë - due corde molto lunghe con cui si legavano le trusa
portate a basto: si fissava lë trusë facendo passare le corde
sotto la pancia dell’animale per poi tirare le due estremità
posteriormente per guidare lë trusë
- piegare la banata – Lë
s’bittë ansën lu du banatun, in murë du banatun i
s’apüië sü l’epallë e l’autrë murë
s’apüië sü cuarën k’lë sìë a
lë mèimë autū. U la man tü l’arbata tutta la
corda ën manierë k’i sian ën bemē du banatun e tü
la torsa, tü la dublea siù banatun e pöi u lu
retrinhòu, tü la pasa dëlvì ën
manierë dë furmā in cinhun. Pöi tü fa du vi u
banatun e tü la gruppa. (A.AD) - Si mettono insieme i due banatun,
poi si appoggia un capo di questi sulle spalle e l’altro su di un
appoggio alla stessa altezza. Con le mani si raccolgono tutte le corde
a metà du banatun e si gira torcendole fino a formare una sorta
di treccia che si piega in due; si fa passare al di sopra dei banatun
in maniera di avere una specie di chignon. Poi con lu retrinhòu
si fanno due giri di corda e si legano saldamente
- fissare la corda alla
mënëvellë
- legare – annodare
- slegare - sciogliere i nodi
- bracciata di fieno
- rimasugli di fieno rimasto sul prato
dopo aver raccolto il grosso
- quantità di fieno o altro
contenunta nel grembiule che le donne indossavano sempre durante
i lavori
- balla di fieno trattenuta dalla
banata; si disponevano da 12 a 14 brasà (a seconda
del loro volume) in file sovrapposte di 6 + 6 + 2; il suo peso era di
circa 1 q , se ne trainavano da 3 a 4 duz Öru
|

|
u
lh’erë tut ën trusë
ärtëni lë trusë
Din l¨
fënherë
lë fënherë
cürā lë fënherë
lë bülìë du fën
la carriera
lë blèitë
|
- lett. “era
tutto una trusë”. Espressione che rende bene l’idea di come si
presentasse uz Öru quando vi si affollavano centinaia di trusa che
ingombravano le strade e ogni angolo libero
pumea lë trusë - pettinare con il rastrello
il fieno in eccesso che sporgeva nella parte posteriore della
trusë
- trattenere
lë trusë nei tratti più ripidi
Nel fienile
- fienile
- svuotare il
fienile
-
la bollita del fieno - quando il fieno ammassato si riscaldava per
effetto della fermentazione
- specifiche aperture a feritoia di cui
erano dotati i fienili allo scopo di far circolare l’aria e prevenire i
fenomeni di autocombustione da eccessiva fermentazione
- manciata di fieno ancora
verde tra quello già secco
|

|
‘l
pusìë
lë mèiclë
l’arcò
lë muttë
lë dümì lünë
lë bëcësà
‘l bueré
‘l lian
linsurà ‘d fën
‘l cëbun
lë miorë
‘l mǖ
lë best
|
- fieno sbriciolato che
si
formava in fondo alla fënherë
- misto di fieno e paglia
che veniva dato alle mucche; era costituito da uno strato d’arcò
e uno di paglia alternati e pressati. A volte si aggiungeva anche uno
strato di sale
- fieno di secondo taglio
-nel fienile, l’ammasso pressato
del fieno raccolto
-la
mezzaluna -attrezzo simile ad una vanga con la lama affilata a forma
di mezzaluna atto a prelevare il fieno dlë muttë, di
introduzione piuttosto recente (50 anni circa)
- pastone fatto di
pusìë e acqua calda che si dava alle mucche da latte
- grossa bracciata di fieno che
costituisce la razione giornaliera per le bestie
- il legaccio del bueré; era fatto con
paglia di segala perché più lunga
- fieno contenuto in un
grande telo di canapa con 4 cëbun agli angoli per la
chiusura
- ognuna delle 4 corde della
linsurà
- la mula
- il mulo
- letteralm. la bestia. In
particolare è usato per indicare comunemente in modo specifico
il mulo o la mula
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