Mostra
Fotografica 1997

Parrocchia S.Andrea Millaures
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Centro Culturale Diocesano Susa
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Comune di Bardonecchia
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Consorzio Millaures
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MIARAURA A L'UMBRË 'D SUN
CLUCIE
Millaures
all'ombra dei suoi campanili
Le chiese, le cappelle, i
piloni votivi sul territorio di Millaures : la loro storia e la
storia di una comunità al rintocco delle campane.
La rassegna è stata allestita dal Consorzio di Sviluppo Agricolo
di Millaures presso l'atrio della Chiesa Parrocchiale S. Andrea durante
l'estate 1997.
Cappella St
Sebastiano a Rochas
MOSTRA DI FOTOGRAFIE
A l' umbrë
du Clucìe
Sui sentieri religiosi
dei nostri antenati
Atrio della Chiesa di
S.Andrea in Millaures
Aperta
tutti i giorni. Ore 9,00/13,00
Visitatela !
Vëne fa ün vi
CAPPELLE E PILONI
CENSITI NEL CATASTO
RABBINI 1865-1866
Andrieux |
Pilone
della Beata Vergine,
proprietà
comunale,
5 mq
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Medail |
Cappella di
Sant'Anna,
amministrata da Guiffre Giovanni Michel fu
Andrea,
32 mq
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Politres |
Cappella di San
Rocco,
proprietà
comunale, ammin.
dai fratelli Medail Andrea,
Pietro e Francesco fu
Pietro Francesco fu
Pietro, 43 mq
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Pascal |
Cappella di San
Pietro,
amministrata
dal parroco Benedetto Clovis (eredità giacente),
32 mq
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Dessous es Serts |
Cappella di San
Giuseppe,
amministrata
dal parroco Benedetto Clovis
(eredità giacente),
95 mq
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Prè Richard |
Cappella di
San Claudio,
amministrata
da Heoud Andrea fu Giovani Antonio,
116 mq
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Clot de Mare |
Cappella di
Sant'Andrea,
posseduta
da don Benedetto Clovis,
360 mq
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Goutier |
Cappella di
Sant'Antonio,
propr.
comunale,
16 mq
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Cote Arlaud |
Pilone, propr.
comunale,
11
mq
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Dessus la Broue |
Cappella Madonna
d.
Neve, amministrata
da Guiffre Andrea Gioachino,
22 mq
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Coursier/Grangette |
Cappella di San
Sebastiano,
27 mq
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Roille |
Cappella di
Sant'Eldrado,
amministrata
da Guiffre Benedetto,
113 mq
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Le cerimonie e i luoghi
religiosi hanno sempre avuto grande importanza nella vita della gente,
vita che su queste montagne non era certo facile: inverni lunghi e
freddi, brevi estati spesso poco favorevoli ai raccolti, campi sovente
situati in luoghi impervi che fornivano lo stretto indispensabile per
sopravvivere a prezzo di grandi fatiche ed energie.
Tuttavia le chiese e le
cappelle venivano erette con le corvé dell'intera
popolazione e con
lasciti guadagnati lavorando duramente, sovente all'estero, a
testimonianza di come la lontananza non aveva fatto venir meno
l'attaccamento alla propria terra e alle proprie origini.
Le offerte
erano per io più in natura, scrupolosamente annotati dai
procuratori
delle cappelle sui loro registri, dove ancora oggi si legge quante
"emina" di segale
raccoglievano nei "cofres" o
quanto spendevano per
la cera delle candele.
Gli arredi sacri di cui erano dotate, frutto di abili intagliatori e
scultori, orafi provetti, pittori di rara maestria, per lo più
ignoti,
testimoniano un grande scambio di prodotti, manufatti e artigiani,
attraverso i valichi, con la vicina Moriana.
Alle mutate condizioni economiche del dopoguerra ha fatto riscontro
anche la trasformazione del territorio dovuto all'esodo delle
popolazioni verso centri urbani che offrivano maggiori
opportunità di
guadagno. Questo abbandono ha colpito le case, il territorio ed anche i
luoghi di culto, favorendone il naturale degrado, i furti e
spoliazioni
varie in seguito ai quali si è reso necessario conservare tutte
le
suppellettili e gli arredi sacri presso privati.
L'intento di questa mostra è quello che si possa attuare,
attraverso la
conoscenza, un più ampio recupero di questo patrimonio artistico
e
culturale, sovente di grande spessore (vedi Sant'Andrea di Horres,
dichiarata monumento nazionale), affinché ciò che i
nostri Vecchi
hanno costruito a prezzo di grandi sacrifici, non venga disperso e
dimenticato.
I nostri ringraziamenti vanno a tutti coloro che con i loro
racconti,
la loro pazienza e disponibilità, hanno reso possibile la
realizzazione
di questa mostra.
Il Consorzio di Sviluppo Agricolo di Millaures
Estate 1997
DAL DIARIO DI GENDRE MAXIMIN
II fondatore della costruzione
della nuova chiesa, il Sig, Medail Louis, nato a Millaures, abitante a
Parigi da parecchi anni, ha dato per la costruzione della nuova chiesa
la somma di ventimila franchi e (noi) abbiamo messo la mano d'opera.
L'anno 1890 - 91 si sono portate tutte le pietre dalla "Carriere del
clots des ravieres", nei mesi di dicembre e gennaio, tutto per
corvé. L'anno seguente si è fatto il traino del legno;
(in parte) si è comperato, un po' i privati ne hanno donato e il
restante è stato preso sul comunale al "pineas" e alle
"javaroneas" e sono state segate le tavole e nello stesso anno 1892 nel
mese di ottobre si è messa la prima pietra che è stata
piazzata con delle cerimonie religiose, e si sono fatte le fondamenta
nel vecchio cimitero che esisteva in precedenza,
Nell'anno 1846 era stato fatto (il cimitero) per corvé per cui
si è trovata una grande quantità di ossa che sono state
deposte nella casa mortuaria. Il tutto è stato fatto prima della
demolizione della vecchia chiesa e in più sono stati portati su
tutti i mattoni della stazione, nel numero di 6 vagoni, ovvero
quarantaduemila mattoni, e la sabbia nello stesso mese.
L'anno 1893 il 15 Maggio si è incominciata la demolizione della
vecchia chiesa ed è stato fatto per corvé : la nuova
costruzione è incominciata il 1 giugno, ed è stata
portato su il resto della sabbia pagando il prezzo di 20 centesimi per
carica, tanto per asini come per muli, che è costato
millequattrocento franchi circa, in più si sono portati 6 vagoni
di calce, da 10 a 12 mila miriagrammi ogni vagone; la calce è
stata portata su con delle corvè gratuite.
diario
di Gendre Maximin
Lo stesso giorno che si
è iniziata la demolizione, Il Sig. Masset Antoine, nato a
Rochemolles, curato di questa parrocchia, ha celebrato l'ultima messa
gratuita per la preservazione dal male; era un lunedì, e la
domenica prima avevamo portalo il Santissimo Sacramento in processione
solenne alla cappella di San Claudio che è stata eretta a chiesa
durante la costruzione.
L'anno 1894, il 5 ottobre, un venerdì sera, il vescovo è
salito da Susa per la benedizione della nuova chiesa.
Gli siamo andati incontro in processione e il sindaco Mathieu Guiffre
ha pronunciato un discorso molto dettagliato in francese, siamo
rientrati alla cappella, abbiamo prelevato le reliquie e cantato
i vespri, dopo siamo ripartiti per la Chiesa in processione recitando
il rosario, arrivati alla chiesa abbiamo deposto le reliquie
nell'atrio, le abbiamo benedette e le abbiamo lasciate lì
a passare la notte con delle persone di buona volontà che
vegliavano e pregavano e al sabato mattino abbiamo incominciato le
funzioni della benedizione che sono durare tre ore e mezza; le cose
essenziali che ricordo sono che abbiamo fatto una croce in cenere in
mezzo alla chiesa per poter scrivere da un lato l'alfabeto latino e
dall'altro lato quello greco, infine alle 11 il vescovo ha celebrato la
prima messa, e l'indomani, domenica, giorno di nostra Signora del
Rosario, Grande Messa, grande festa solenne, infine il 29 ottobre si
è celebrata la seconda messa di ringraziamento per non aver
incontrato alcuna disgrazia durante questa grande impresa.
Il Sig. Medail André, fratello del benefattore, capo dei lavori,
Sig.
Ferrero Baptiste, capo d'impresa, e il Sig. Festa Laurent, capo
dei muratori, tutte e due nativi di Biella; ai piedi della croce che
è in alto sulla chiesa sopra il tetto (si sono scritte) le
quattro lettere iniziali M.A.F.L. che significano Medail André
èeFesta Laurent.
PARUASË 'D
SÄNT'ANDRÉ
Sa fundaziun l'ē du
1477 e 'l clucìë
du 1667, ma a lë fin du 1893 i l'
ē ità
cumpletmën
arfàitë
cun
lë
dunaziun
dë Louis Medail e la curvëa dlë
gën du paī.
PARROCCHIA DI
SANT'ANDREA
L'atto di
fondazione risale al 1477, come documentato dai
protocolli degli atti
di concessione e autorizzazione emanati dalla prevostura di Oulx
nei registri del notaio Braze: "1477, 26 luglio,
erezione della
parrocchia di Millaures, concessa dal prevosto di Oulx, mediante,
distacco da Bardonecchia e con l'unione delle cappelle di
Sant'Andrea e San Claudio". Nel 1667 fu edificato il campanile. Infine
nei 1893 fu completamente ricostruita e ampliata nel suo
attuale
stato grazie ad un lascito fatto da Louis Medail e alle corvé
della
gente del paese.
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CROCIFISSO
Ligneo
Fine
XV
sec.
Il Crocifisso di Millaures trova strette rispondenze nel Cristo ligneo
della cappella di l'Ecot, presso Bonneval, in cima alla valle
dell'Arc, rispondenze tali, da render evidente la comune provenienza
dei due pezzi da una stessa bottega: tutto in essi praticamente
collima. Dobbiamo dunque immaginare una certa circolazione di prodotti
siffatti, o di artigiani attraverso il Cenisio e lungo la Moriana da un
lato e la Val di Susa dall'altro.
Guido Gentile
Tratto da "Valle di Susa arte e storia dall'XI al XVII secolo" Torino -
Assessorato per la Cultura 1977
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PIATTO
PER OFFERTE
Ottonaio fiammingo (?), prima
metà del XVI sec., Diametro cm. 37
Ottone sbalzato e inciso. La scritta che circonda il rosone centrale
è
indecifrabile, non certo per l'usura, ma per la presenza di lettere
d'invenzione arabo-gotiche (caratteri cufici). Trova puntuali
somiglianze con due piatti consimili conservati a Casale Monferrato,
l'uno in Duomo e l'altro presso l'ospedale civile. La provenienza
per
ora è imprecisabile, salvo il riferimento alla Germamia
settentrionale, intorno ad Acquisgrana.
Giovanni Romano
Tratto da "Valle di Susa arte e storia dall'XI al XVII secolo"
Torino - Assessorato per la Cultura 1977
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LA
CUNFRÄIRÍA
Du 1764, a Miaraura, l'anhavian
la Cunfräirìa du
Penitën du Sänt'Esprì.
Du 1815 u 1901 i sunavan "Penitën Blan" për la
robba blancia k'i
purtavan. Du 1902 lë Cunfräirìë i prën
ël nu "Madonna del Confalone"
.
LA CONFRATERNITE
Ci sono varie
testimonianze
sulle confraternite esistite a
Millaures.
Quella dello Spirito Santo è citata in alcuni documenti
catastali
della metà del XVIII sec. Esiste poi un "Catalogue des
Frères
Penitents" datato 1764. A partire dal 1815 e fino al 1901 vengono
chiamati "Penitenti Bianchi" in virtù delle lunghe tuniche
bianche che
indossavano. Dal 1902 la Confraternita prende il nome di "Madonna
del Confalone".
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DAL DIARIO
DELLA
CAPPELLA DI SANT'ANNA ( 1660 - 1817)
]ESUS - MARIA - JOSEPH
Libro contenente i beni appartenenti alla cappella di Nostra Signora
delle Grazie fondata a Millaures nel villaggio del Medail con da atto
di fondazione ricevuto dal Sig. François Allemand notaio il
tredicesimo... (giugno 1629)
Innanzitutto appartengono alla detta cappella i mobili che seguono:
una pietra sacrata coperta di tela
quattro tovaglie quasi nuove
un vecchio tappeto che serve da coperta
un dossale (fatto) di tappeto vecchio
altro dossale (di) tela tinta
piccola tovaglia per il calice dell'altare
un quadro dove sono dipinti la Vergine Maria con il suo piccolo
Jesu',
San Giuseppe e Sant'Anna
altro piccolo quadro di Nostra Signora
due candelabri di legno
un paio di ampolle in stagno
un calice di stagno con la sua patena
una borsa di corporale in tela tinta
un corporale con un piccola pala
un velo rosso
SÄNT'ANNË
U Mdau, u lon dlë
vië
duz Öru.
L'attë 'd fundaziun
u
parlë du 13 Giuìn du 1629.
Antikëmën i Ih'erë ità batìë a
cairë du bäcià e i Ih'erë dedicà a
Notrë
Dammë dla Grazia. Pöi vër ël 1840, Guiffre Giovanni
Michele u l'à dunà ël tërën për
lë ricostruī ënté ki s' trovë
iörë. Subbrë l'utā lë nh'à ën
cadrë 'd Sänt'Annë, sun epù e lë pcittë
Marië. Ciak cairë dl'ut
ā
lë s'trovan luz armanio
k'ì bitavan lë blancërìë dlë
cëpellë e lu pipittre.
SANT' ANNA
In borgata Medail, lungo la mulattiera per Horres.
L'atto della sua fondazione risale al 13 giungo 1629, come attestato
dal
"libro dei beni della cappella", e fino a inizio del 1700 fu dedicata a
Nostra Signora delle Grazie.
Originariamente eretta a ridosso della fontana, l'attuale ubicazione si
ebbe solo intorno al 1840 quando fu riedificata su terreno donato da
Guiffre Giovanni Michele. Al suo interno un semplice altare sormontato
da un dipinto che rappresenta Sant'Anna e San Gioacchino con Maria
bambina, è posto tra due credenze che contenevano i paramenti,
gli splendidi antifonari e gli oggetti sacri attualmente custoditi
presso case private.
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SAN GIOZE'
Le cëpellë 'd
Sän
Giozè i l'e ità
batīë du 1893 tra la mezun du Ser. I l'e tutë
simplë e tsubbrë l'utā lë risaltë un bé
cadrë
dlë Sacrë Familhë e ünë cru du XVIII
sieclë.
SAN GIUSEPPE
In borgata Serre. Edificata nel 1839 ospita un quadro
raffigurante la Sacra Famiglia e un Crocifisso ligneo risalente
al XVIII sec.
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MARIË
AUSILIATRISË
'D
COTARLAU
Le cëpellë i
l'e ità fundà du 1727
süz un presipisë du Perilhô. l l'e ità
arfaitë du 1854 e i Ih'erë dedicà a Notrë
Dammë du Bon Sëcur e sa fasaddë ih'erë ecri
"Notre Damme du Bon Secour priez pour nous - Nous avons recouru
à Vous - Nous dirons toute la vie - Vive Jésus et vive
Marie" (testimuniansë Andrea Guiffre).
L'istuarë l'e k'i
düvìë esë costruì dinz
ün cian dran k'aribā u Perilhö ma düran ël
veprë la pèira i së spustavan misteriuzamën
ënté k'i l'an pôi bätië. Tu luz an 'I 2 'd
giühlé lë s' fei lë prucesiun, ün co i
partisîë dlë Paruasë, i pasavë uz Öru, a
lë Bruë e a Carlau i finisìë u lë
Mèisë e lë benediziun du pan.
MARIA AUSILIATRICE DI COTARLAU
Sorge su di una roccia a strapiombo sul Rio Perilhò, fondata nel
1727 fu poi rifatta nel 1854. Anticamente dedicata a Notre Damme du Bon
Secour, la facciata recava la scritta "Notre Damme du Bon Secour priez
pour nous - Nous avons recouru à Vous - Nous dirons toute la vie
- Vive Jésus et vive Marie" (testimonianza Andrea
Guiffre).
La leggenda vuole che la sua costruzione fosse inizialmente prevista
nei campi poco prima di dove si trova attualmente, in un luogo meno
impervio. Durante la notte però, il materiale per la costruzione
si spostava misteriosamente sulla roccia a strapiombo dove infine
decisero di edificarla. Tutti gli anni al 2 luglio era meta di una
processione che partendo dalla Parrocchia di Sant’Andrea, saliva fino a
Horres passando per Sant’Anna, quindi raggiungeva Sant’Antonio al Gutìë e Notrë Dammë dlë neë
alle Grange della Broue per finire a Cotarlau con la benedizione del
pane.
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NOTRË DAMMË DLË NEË
Le cëpellë 'd
Notrë Dammë dlë Née is Trovë u pé
dlë Bruë. I l'ē du 1727 e i l'ē ità
arfàitë du 1928 për vruntà du frèire
Maximen e Angelo Guiffre, bose dl'unclë Adòlf. D'
tsubbrë lë portë, sü lë pèirë, l'ē
ecrì "Santa Maria Mater Dei ora pro nobis". Dë din lë
nh’à ün bè utā tut ën bō.
MADONNA DELLE NEVE
Sorge poco prima di arrivare alla. Broue, lungo la vecchia strada che
sale dal Rochas. Sulla semplice facciata un'iscrizione
su pietra riporta l'epigrafe latina "S. Maria Mater Dei ora pro nobis"
e
l'anno della fondazione 1727. Nel 1928 venne completamente ricostruita
per volontà di Maximin e Angelo Guiffre, figli di Adolf.
Al suo interno si trova un bell'altare in legno.
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SÄNT
ANTUENË
Lez ünë
pcittë
cëpellë 'd proprietà
dlë familhë Rochas. Is trovë u Gutië a la Grangia
dlë Bruë sü lë vië vëlhë du Basin. I
Iherë ità faitë dinz ünë mezun e pöi du
1920 i l'è ità arfaitë tzubbrë lë vië
për vruntà d'Ernestina Vallory.
SANT ANTONIO
Piccola cappella privata di proprietà della famiglia Rochas che
si trova alle Grange della Broue lungo la vecchia strada per i bacini.
Anticamente ubicata in una camera della casa sul lato opposto della
strada, fu costruita ove si trova attualmente intorno al 1920 per
volontà di Ernestina Vallory.
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SACRË
CÖRË
SACRE CUORE
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SÄN RO
A càirë du
sëmënterio. Le cëpellë i l'ē du 1833. Ël
cadrë tsubbrë l'utā u rëprësëntë Sän
Ro e sun cin e Sän Pier u pe 'd Notrë Dammë. Ël
cadrë l'ez ünë dunaziun de Medail Françoise du
1855.
SAN ROCCO
Posta poco lontano dalla Parrocchia, la cappella di San Rocco risale al
1833 (data visibile sulla facciata) e venne eretta per prosciogliere un
voto fatto più di 200 anni prima, nel 1630, durante l'infuriare
della pesta nera che a Bardonecchia provocò la morte di 775
persone su una popolazione di 1067 anime. Al suo interno, sopra
l'altare, è visibile un grande quadro raffigurante il Santo con
il suo immancabile cane e San Pietro ai piedi della Madonna : dono di
Medail Françoise nel 1855, come riportato in fondo al dipinto.
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SÄNT'UDRA'
Lë s' trovë
sü
lë
vië tra La Gleiza e lu Reo.
Ünë bellë balaüstrë i separë
l'utā dlë gën. 'L cadrë dl'ut
ā
u
rëprësëntë Sänt'Udrà, Sän Gian
Batistë e Notrë Dammë.
SANT'ELDRADO
Situata lungo la strada
dello
Jafferau, è a mezza via tra Borgata Reuil e Le Gleise sul
percorso dell’antica strada che collegava i due abitati. Al suo interno
una bella e sinuosa balaustra lignea divide il pubblico dall'altare al
di sopra del quale un quadro rappresenta Sant'EIdrado e San Giovanni
Battista ai piedi della Vergine.
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SÄN
CLODË
Le cëpellë 'd Sän Clodë, u Pärciâ, i l'ē
ità batië dran 'l 1477, i l'ē plü vëlhë
dlë Paruasë 'd Sänt'André. Ël cadrë
dl'utā, du 1789, u rëprësëntë Sän Clodë,
San Pier e Notrë Dammë u 'I Bambin, e a cairë lë
nh'à l'estatüë du Sän dlë cëpellë.
SAN CLAUDIO
In borgata Prerichard.
Già esistente quando fu fondata la parrocchia di Sant'Andrea nel
1477, e la sostituì durante i lavori di rifacimento della stessa
nei 1893. Ospita una statua lignea del Santo a cui è dedicata, e
un grande quadro datato 1789 in cui sono raffigurati San Claudio e
Sant'Andrea ai piedi di una Madonna con Bambino.
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SAN PIER
Lë cëpellë
'd
Sän Pier u Me i l'ē ità fundà dë Pierrë
Allemand e sun botë Alexis du 1694. 'd su l'estatùë du
Sän, sü le fasaddë, l'ē ecrì : " Tu es Petrum et
super hanc petram aedificabo ecclesiam meam".
Ël cadrë sü l'utā u rëprësëntë San
Pier u la clau du Paradī. 'Tsu lë cëpellë lë
nh’à dua ciambra kë antikëmën i
fësiàn l'ecorë.
SAN PIETRO
In borgata Mei. Fondata da Pierre Allemand morto nel 1694, fu poi
terminata dal figlio Alexis.
Sulla facciata spiccano una bella statua lignea del Santo a cui
è dedicata e l'epigrafe latina "Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa".
All'intemo l'altare è sovrastato da un quadro raffigurante San
Pietro che riceve le chiavi del Paradiso. Nelle due stanze al piano
inferiore anticamente si teneva la scuola. Gli arredi sacri le
suppellettili e i reliquiari sono conservati presso privati.
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SÄN SEBASTIAN
Lë cëpellë 'd San Sebastian i l' ità
batìë u Rcià du 1675 e sun clucìë u l’ē
du 1863.
Dëriermën i l'ē ità bien ristrutürà.
SAN SEBASTIANO
In borgata Rochas. La sua fondazione risale al 1675 mentre il campanile
fu edificato nel 1863.
La sua recente ristrutturazione, fortemente voluta e attuata dagli
abitanti del Rochas, è un esempio di come un paziente e accurato
lavoro di ricerca dei particolari abbia portato al suo antico splendore
un monumento che oggi riveste i suoi colori originali.
DAL LIBRO Dl SAN SEBASTIANO
Promessa di Antoine Rochas et André, fratelli, per fare
costruire la cappella di San Sebastiano al Rochas nel 1564 e il detto
André ha fatto il suo testamento nel 1579 e ha incaricato suo
fratello di costruire la cappella. La malattia contagiosa fu a
Millaures nell'anno 1564.
L'appezzamento davanti il forno del Rochas conta due javedons e
ventitré tese.
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LA ROGAZIUN
Tu luz an, lu trèi
giū
dran l'Asënziun, lë s’fëzìë la prucesiun dla
Rogaziun. Las priavë për k'lë fussë ünë
bunnë sazun. Las pärtisìë 'd le
glèizë d' matin bunurë. Ël prumië giū
läs anavë a lë Cëplëttë e, an turnan,
läs pasavë a lë Cëpellë 'd Sän Pier.
Ël mar, ël segun giū, läs anavë a
Sänt'Annë passan për lë Crū dla cattrë via.
Ël darìë
giū,
mercrë, lë prucesiun i pasavë a Sän Giozé,
Sän Clodë e a lë Crū dlë Calà. Ël
tragé dla trèi prucesiun u senhavë ünë crū.
LE ROGAZIONI
Tutti gli anni, nei tre giorni precedenti l'Ascensione, si facevano le
processioni dette "Rogazioni" durante le quali si pregava perché
fosse una buona stagione di raccolti.
Si partiva dalla chiesa di mattino presto e il primo giorno si andava
alla Cëplëttë
e al ritorno si passava alla cappella di
San Pietro. Il martedì, secondo giorno, si andava a Sant'Anna
passando
per la Croce delle quattro vie. L'ultimo giorno, il mercoledì,
la processione passava per San Giuseppe, San Claudio e la Croce della
Calà. Il tragitto di queste tre processioni formava una croce.
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LUZ
ANDRIOUX
LË GALUSTRË
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SÄN
BENUI'
SAN BENEDETTO
Dal diario di Allizond Laurent
Nel 1878, il 21 marzo,
abbiamo
assistito alla benedizione della
cappella di San Benedetto che Auguste Guiffre ha fatto costruire al
Geneys in onore del suo defunto padre, Benedetto. La festa è
stata bella, c'era il pane benedetto, l'adorazione delle reliquie e
vari spari di mortaretti C'é stata nel contempo la benedizione
della croce eretta di fronte alla cappella.
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SAN PIER D'ARCIAMURRA
Lë paruasë 'd
San
Pier d'Arciamurra i l'ē du XIII sièclë. L'ez ünë
glèizë tra la plü bella e plüz anticca dlë
valaddë ; 'I plafun ën bō, du XV siècle, u l'ē
decurà u 'd flū e d'etera culurà.
SAN PIETRO Dl ROCHEMOLLES
Del XII secolo. Particolare interesse riveste il pregevole soffitto
cassettonato risalente al XV secolo a piccoli riquadri dipinti a stelle
e fiori policromi. La cantoria è del XVIII secolo.
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SAN PIETRO Dl ROCHEMOLLES
Maestro di Ramat
IL MARTIRIO Di SAN SEBASTIANO (fine XV sec.)
Martirio di San Sebastiano davanti a Diocleziano in cattedra e un San
Sebastiano inconsuetamente rappresentato a cavallo. Si nota come
appaiono più violenti e sentiti gli aguzzini rispetto alla
figura del santo martire, come tutto l'interesse venga assorbito da
questi volti dai nasi camusi, dagli occhi acuti, dalle barbe e dai
baffi a virgole disordinate, e come invece le mani, gli abiti, lo
stesso mantello che riveste il Santo siano eseguiti rapidamente e in
maniera più sommaria.
Elena Rosetti Brezzi
Tratto da "Valle di Susa arte e storia dall'XI al XVII secolo"
Torino - Assessorato per la Cultura - 1977
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CËPLËTTË 'D PRA LAVEN
L'ez une pcittë
cëplëttë sü lë vië vëlhë
d'Aciamurra për anä a le digghë.
La pitüra i sun du
Mèitrë dla Ramà e i rëprësëntan
ünë Pietà u Sän Giak, Sän Sebastian,
Säntë Këtrinë e Säntë Barbë.
PILONE Dl PRA LAVEN
Lungo la vecchia mulattiera che da Rochemolles porta alla diga.
Anche questi affreschi che decorano l'interno di questa cappelletta,
come quelli della parrocchia di San Pietro, sono da attribuirsi al
maestro di Ramat, anche se appaiono di fattura più sommaria e
meno incisivi nei particolari. Nella lunetta di fondo è
rappresentata una Pietà, mentre sulle pareti sono dipinti Santa
Caterina, Santa Barbara, San Giacomo e San Sebastiano.
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SÄNT'ANDRE DUZ ÖRU
I l'ē du XV sieclë e
i l'ē
cunesùë sortù për sa pitüra dlë
Cavalcaddë du Vise e lë vittë d' San Giakkë e
Sänt'André. 'L cadrë, du 1666, u l'ē ità
fà dë Claude Moreno e u rëprësëntë
Notrëe Dammë u 'I Bambin, Sänt'André e Sän
Giakkë. Lë curnizë, k'i Ih'erë dl'ecorë du
Mërëzën, i l'ē ità rubà u
cumënzëmën duz an 60.
SANT'ANDREA E SAN GOACOMO DI HORRES
Più conosciuta localmente come Sant'Andrea, risale al secolo XV
e domina l'alpeggio di Horres.
La Cavalcata dei Vizi che orna la facciata e gli affreschi al suo
interno ne costituiscono il pregio maggiore. Non vanno però
trascurati l'acquasantiera in pietra e il quadro datato 1666 a firma di
Claude Moreno raffigurante la Madonna con Bambino in trono, Sant'Andrea
e San Giacomo che le rendono omaggio, un tempo ornato da una splendida
cornice frutto della scuola d'intaglio del Melezet, rubata negli anni
60.
M. TUA G. DEBERNARDI
Affreschi del XV e XVI sec.
La frazione di Milleaures (1394 m.) del comune di Bardonecchia conserva
nelle sue vicinanze la cappella di S. Andrea, documentata dalla
Prevostura di Oulx nel 29 ottobre 1646 per la nomina del cappellano, ma
la cui ricostruzione risale almeno al sec. XV°. La costruzione
venne rimaneggiata nel 1817, come attesta la scritta sull'architrave,
quando venne chiusa la porta in facciata, ponendo l'ingresso a
mezzogiorno e sostituita la scala di legno, che separava l'altare dal
pubblico, con un'impalcatura interna e una scaletta per accedere al
coro. Sulla facciata è offerta all'osservatore la cavalcata dei
vizi oggi purtroppo molto deteriorata, ma ricostruibile grazie alla
testimonianza del Ceresa. Un demone con la tromba trascina le
personificazioni dei 7 peccati capitali ciascuno incatenato per il
collo e assistito da un diavolo. Partendo dalla sinistra si possono
distinguere: la Superbia, un giovane ricco con lo scettro a cavallo di
un leone (visibile), l'Avarizia impersonata invece da un vecchio con
una borraccia e una borsa, che cavalca una scimmia. In groppa a un lupo
un uomo intento a divorare una coscia di pollo rappresenta la Gola,
mentre la Lussuria è una fanciulla in groppa a un caprone. Si
può individuare con qualche difficoltà l'Ira dai capelli
dritti mentre si trapassa il petto con una spada facendosi portare da
un leopardo, mentre sulla spalla un demone la tormenta. Ancora visibile
invece l'Invidia: a cavallo di uno sciacallo un vecchio dallo sguardo
triste. L'Accidia infine, di cui è scomparsa la parte inferiore,
è una donna dal vestito strappato, con i capelli in disordine e
la rocca per filare abbandonata, assistita da un demone mentre si
lascia trasportare da una giovenca. La cavalcata si svolge su una
fascia chiara, incorniciata da fiori geometrici, che fa da fondale;
mentre in primo piano sfilano i sette vizi vestiti alternatamente di
giallo e di rosso. Al di sopra dei vizi sono rappresentati S. Andrea e
S. Pietro con attorno dei motivi decorativi.
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All'interno il presbiterio
è decorato con la storia di S.
Andrea. Sulla parete a sinistra dell'altare S. Andrea con
l'abito da pellegrino, benedice il vescovo e lo salva dalla tentazione
della carne. L'ambientazione interna è resa con una mensa
apparecchiata in primo piano, mentre sullo sfondo il vescovo in veste
bianca e piviale rosso scuro conversa con una donna abbigliata
elegantemente. Sulla destra fuori dalla porta si scorge il Santo molto
ben individuato; veste celeste e mantello marrone. E ancora visibile
una finestra sul fondo, in generale i colori si sono mantenuti ancora
vividi.
S. Andrea placa la tempesta provocata del diavolo, che appare in alto
tra le nubi. Una nave è già naufragata, mentre l'altra
appare ancora intatta con tutto il suo equipaggio. In basso sono
raffigurati i fedeli in preghiera, lo sfondo invece presenta un
paesaggio di terra stratificato. Al centro della volta a botte si
intravvedono due affreschi quasi scomparsi: in uno si possono
decifrare ancora due teste, nell'altro sulla sinistra sono
riconoscibili: un gruppo di guerrieri con lance, al centro un diavolo e
un uomo atterrito che prega, mentre di lato una serie di costruzioni.
Nella zona più bassa della parte sinistra il protagonista
benedice un prigioniero in carcere.
Il martirio del Santo si svolge facendolo trascinare per i piedi da un
cavallo incitato dal carnefice. Sulla sinistra si possono di nuovo
osservare le 3 figure della scena precedente, mentre il fondale
è determinato dalle mura grigie. La parete di fondo prosegue
nella descrizione del supplizio di S Andrea con la sua flagellazione e
crocifissione. Sopra a queste scene sono invece descritti due miracoli.
Nella parte destra del muro si vede la "crux decussata" su cui il Santo
per volontà di Egea viene giustiziato. Segue la scena della
deposizione da parte; di due fedeli e poi la sepoltura a cui é
presente Maximilla, moglie di Egea salvata 'dal Santo in precedenza.
Lungo la linea dell'archivolto si appoggia delicatamente una
raffigurazione di S Lucia con la spada e gli occhi nel piatto.
Nella navata invece è stata dipinta la vita di S. Giacomo, che
si presenta generalmente in uno stato di conservazione buona. Partendo
dalla sinistra incontriamo il mago Ermogene circondato da due diavoli
uno dal manto scuro e l'altro tigrato, a sinistra un seggio in cui
l'autore ha tentato un accenno di affondo. Segue poi S. Giacomo con un
discepolo mentre, servendosi di un angelo, allontana i demoni
incatenati, in basso si può leggere "COMENT S. JAQUES COMANDA AX
DIABLES". La vicenda prosegue con la predicazione in Galilea e Samaria,
molto interessanti le rappresentazioni del popolo, anche se in parte
deteriorate, in cui per esempio si scorge un ragazzo che dorme, "COMENT
S. JAQUES CONVERTI FILET A LA FOY DE JESUS CHRISTI" è questa la
didascalia che si legge in calce alla scena del Santo che spiega le
Sacre Scritture a tre figure di cui una ha il testo nelle mani. Sullo
sfondo si scorgono mura con merlature grigie. Il Santo in piedi cerca
di convertire Ermogene seduto sul seggio, segue la didascalia "COMENT
FILET VOLOIT CONVERTIR ARMAGENES A LA FOY DE JESUS CHRISTI". Più
deteriorata si presenta invece la scritta seguente "COMENT ARMAGENES
INVOCA LES DIABLES QUE AHLEN...S..." la scena rappresenta il mago
Ermogene seduto su un seggio in atto di invocare i diavoli che gli
appaiono dal cielo. Gli stessi demoni sono presenti nel quadro
successivo in cui il mago, al cospetto di S. Giacomo, viene portato
all’inferno. La storia prosegue con il santo che scaccia i diavoli
evocati da Ermogene, ancora S. Giacomo in atto benedicente, seguito
dalle scene del martirio mentre dal suo seggio lo osserva il mago.
Sulla parete sinistra, in basso in un riquadro a sé, si incontra
un affresco tardo rispetto ai precedenti, raffigurante un celebrante e
dei fedeli che assistono a un'apparizione. Sul fondale sono dipinti tre
archi con delle colonnine addossate ai pilastri in cui si può
scoprire un maggior interesse per i particolari.
Giudizi critici
P. Ceresa 1942
La rappresentazione dei vizi ha una lunga tradizione iconografica,
appare frequentemente infatti anche su altre facciate di chiese
campestri (1) in cui sono rintracciabili corrispondenze con l'arte
d'oltralpe, anche perché questo tipo di iconografia possiamo
incontrarla soltanto nelle valli alpine comunicanti con la Francia.
Già alla fine XIV° sec. queste raffigurazioni si
possono incontrare come decorazione di manoscritti miniati, mentre dal
XV°/XVI° anche la chiese rurali francesi Hautes
Alpes (2) iniziano a proporre le cavalcate dei vizi. Qui a Horres le
figure dei vizi colorate in rosse e giallo alternativamente sul fondale
bianco trovano un buon effetto contrastante, mentre una certa finezza
psicologica si può invece incontrare nei lineamenti dell'ira e
della Pigrizia. Le tonalità giallo-rosso-brune ritornano anche
nella storia di S. Giacomo, la tendenza pittorica è ormai molto
vicina alle forme del XVI° sec. nella ricerca delle
forme e del disegno, in special modo sui volti delle figure, che
però si presentano ancora rigide, tozze e chiuse in un cono.
Nuova è anche la ricerca espressiva che con la sproporzione
delle vesti e delle mani cerca di evidenziare caratteri psicologici. La
mancanza della prospettiva viene messa in evidenza dal contrasto di
colori che cerca di segnare lo spazio (3). E’ chiaro che il maggior
interesse del pittore sta nel ricercare un fine educativo.
L'affresco della vita di S. Andrea è di un'epoca successiva
rispetto al precedente tanto da raggiungere una maggior
complessità di composizione e anche una certa evoluzione
formale. L'artista è sicuramente a conoscenza della pittura
rinascimentale, come dimostrano le figure in cui le forme del corpo
sono evidenziate da un gioco chiaroscurale nelle pieghe degli abiti. La
minore attenzione decorativa lascia spazio alla costruzione della scena
in modo realistico, scadendo cosi nell'effetto armonico ritmico della
decorazione. I volti inoltre sono tondeggianti in cui però
tratteggi di piccole linee rosse cercano di creare il chiaroscuro, gli
occhi tutti simili e tondi hanno un'espressione fissa e stupita.
E. Rossetti Brezzi 1977
Nella storia di S. Andrea, abbastanza vicino al maestro di Coignet,
rintracciamo: essenzialità nel racconto e pochi personaggi che
agiscono in un ambiente chiuso. Le figure appaiono legnose e rigide con
mantelli pesanti, che ricordano dei teatranti. I colori gialli-rossi
cupi rendono un effetto di ritmo continuo e incalzante. Sia S. Andrea
che la cavalcata dei vizi possono essere datati intorno al 1530, per
ciò che concerne i Vizi l'iconografia si presenta identica a
quella di Giaglione, i simbolici personaggi che cavalcano animali sono
tutti legati da una catena di ferro e pungolati dai diavoli che li
spingono alla dannazione, lungo uno sfondo chiaro e piatto. Le figure
si alternano tra i rossi e gli ocra.
Nelle pitture dedicate alla vita di S. Andea si ha una
complessità di composizione con una ricerca di evoluzione
formale in cui il pittore tenta di creare il volume servendosi dei
chiaroscuro, la poca capacità espressiva nell'esecuzione delle
figure cerca di compararsi con accorgimenti innaturali: occhi troppo
frissi, pomelli rossi, per queste caratteristiche l'anonimo esecutore
ricorda quello di Plampinet (5), anche se quest'ultimo arrivò a
dei risultati ben più alti.
M. L. Moncassoli Tibone 1985
Gli affreschi di S. Andrea, pescatore come il fratello minore Pietro
(6) illustrano, tra il resto il miracolo considerato postumo della
liberazione di un vescovo dalla tentazione di una bella donna che
incarna il diavolo. Gli altri miracoli illustrati sono: S. Andrea che
placa una tempesta, la benedizione di un santo prigioniero e la
crocifissione in quattro riquadri sulla "crux decussata" da decussis
che in cifre romane si indicava con "x", appunto la forma dello
strumento di morte. S. Giacomo Maggiore è apostolo : la
conversione dei pellegrini, di cui è anche affrescato uno dei
miracoli più conosciuti: la conversione del mago Ermogene(7).
NOTE
(1) S. Fiorenzo di Bastia S. Stefano di Giaglione.
(2) Névaches, L'Argentière, Vigneaux, Orve, Digne.
(3) Si adottano colori chiari per lo sfondo:bianco-grigio-giallognolo
che si differenziato dai colori delle figure.
(4) Autore delle dormitio Virginis, Assuzione.
(5) Vita di Gesù nella chiesa di S. Sebastiano.
(6) Andrea nome greco che significa "uomo" (aner andros),
evangelizzò la Scizia (Russia).
(7) "Ricalcata sulla vicenda di San Pietro che affronta Simon Mago, la
storia di San Giacomo inizia con la predica al popolo di guidea.
L'affresco è molto rovinato, ma sulla destra si possono
riconoscere i costumi tardo quattrocenteschi con cui -come sempre
attualizzando la storia il pittore abbiglia i suoi personaggi. Quindi
abbiamo l'incontro con Fileto, discepolo di Ermogene che tenta di usare
il suo sapere contro Giacomo: ma questi gli dimostra la falsità
delle sue carte e lo converte. La storia poi risulta molto abbreviata:
i demoni che Ermogene ha chiamato per incatenare Giacomo e il neofita
sono ricacciati dal santo verso l'infedele; gli stanno addosso, pronti
ad incaternalo. Dell'animatore dei grandi pellegrinaggi,
dell'evangelizzatore della penisola iberica, della presenza sua nella
cultura ispanica come Santiago Matamoros, il pittore di Horres non
mostra di sapere: l'iconografia si ferma alla leggenda palestinese che
ricorda la predicazione in Siria e la decapitazione a Gerusalemme nel
44 per ordine di Erode Agrippa". C.f.r, M.L. Moncassoli Tibone, Tre
preziose cappelle, Piemonte vivo mostre 1985 (Estratto da PIEMONTE VIVO
n° 1/85).
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