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1996, 1997, 1998, 1999, 2004, 2005, 2007, 2008, 2009



Mostra Fotografica 1997



Parrocchia S.Andrea Millaures


Centro Culturale Diocesano Susa

Comune di Bardonecchia


Consorzio Millaures



MIARAURA A L'UMBRË 'D SUN CLUCIE
Millaures all'ombra dei suoi campanili


Le chiese, le cappelle, i piloni votivi sul territorio di Millaures : la loro storia e la storia di una comunità al rintocco delle campane.
La rassegna è stata allestita dal Consorzio di Sviluppo Agricolo di Millaures presso l'atrio della Chiesa Parrocchiale S. Andrea durante l'estate 1997.

Cappella St Sebastiano a Rochas

MOSTRA
DI FOTOGRAFIE

A l' umbrë du Clucìe
Sui sentieri religiosi dei nostri antenati

Atrio della Chiesa di S.Andrea in Millaures
Aperta tutti i giorni.  Ore 9,00/13,00

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Vëne fa ün vi



CAPPELLE E PILONI CENSITI NEL CATASTO RABBINI 1865-1866
  
Andrieux Pilone della Beata Vergine, proprietà comunale,  5 mq
Medail Cappella di Sant'Anna, amministrata da Guiffre Giovanni  Michel fu Andrea, 32 mq
Politres Cappella di San Rocco, proprietà comunale, ammin. dai fratelli Medail Andrea, Pietro e Francesco fu Pietro Francesco fu Pietro, 43 mq
Pascal Cappella di San Pietro, amministrata dal parroco Benedetto Clovis (eredità giacente), 32 mq
Dessous es Serts Cappella di San Giuseppe, amministrata dal parroco Benedetto Clovis (eredità giacente),  95 mq
Prè Richard Cappella di San Claudio, amministrata da Heoud Andrea fu Giovani Antonio,  116 mq
Clot de Mare Cappella di Sant'Andrea, posseduta da don Benedetto Clovis,  360 mq
Goutier Cappella di Sant'Antonio, propr. comunale,  16 mq
Cote Arlaud Pilone, propr. comunale, 11 mq
Dessus la Broue Cappella Madonna d. Neve,  amministrata da Guiffre Andrea Gioachino,  22 mq
Coursier/Grangette Cappella di San Sebastiano, 27 mq
Roille Cappella di Sant'Eldrado, amministrata da Guiffre Benedetto,  113 mq
Le cerimonie e i luoghi religiosi hanno sempre avuto grande importanza nella vita della gente, vita che su queste montagne non era certo facile: inverni lunghi e freddi, brevi estati spesso poco favorevoli ai raccolti, campi sovente situati in luoghi impervi che fornivano lo stretto indispensabile per sopravvivere a prezzo di grandi fatiche ed energie.
Tuttavia le chiese e le cappelle venivano erette con le corvé dell'intera popolazione e con lasciti guadagnati lavorando duramente, sovente all'estero, a testimonianza di come la lontananza non aveva fatto venir meno l'attaccamento alla propria terra e alle proprie origini.
Le offerte erano per io più in natura, scrupolosamente annotati dai procuratori delle cappelle sui loro registri, dove ancora oggi si legge quante "emina" di segale raccoglievano nei "cofres" o quanto spendevano per la cera delle candele.
Gli arredi sacri di cui erano dotate, frutto di abili intagliatori e scultori, orafi provetti, pittori di rara maestria, per lo più ignoti, testimoniano un grande scambio di prodotti, manufatti e artigiani, attraverso i valichi, con la vicina Moriana.
Alle mutate condizioni economiche del dopoguerra ha fatto riscontro anche la trasformazione del territorio dovuto all'esodo delle popolazioni verso centri urbani che offrivano maggiori opportunità di guadagno. Questo abbandono ha colpito le case, il territorio ed anche i luoghi di culto, favorendone il naturale degrado, i furti e spoliazioni varie in seguito ai quali si è reso necessario conservare tutte le suppellettili e gli arredi sacri presso privati.
L'intento di questa mostra è quello che si possa attuare, attraverso la conoscenza, un più ampio recupero di questo patrimonio artistico e culturale, sovente di grande spessore (vedi Sant'Andrea di Horres, dichiarata monumento nazionale), affinché ciò che i nostri Vecchi hanno costruito a prezzo di grandi sacrifici, non venga disperso e dimenticato.
I nostri ringraziamenti vanno a tutti coloro che con i loro racconti, la loro pazienza e disponibilità, hanno reso possibile la realizzazione di questa mostra.

Il Consorzio di Sviluppo Agricolo di Millaures
Estate 1997
 
DAL DIARIO DI GENDRE MAXIMIN
II fondatore della costruzione della nuova chiesa, il Sig, Medail Louis, nato a Millaures, abitante a Parigi da parecchi anni, ha dato per la costruzione della nuova chiesa la somma di ventimila franchi e (noi) abbiamo messo la mano d'opera.
L'anno 1890 - 91 si sono portate tutte le pietre dalla "Carriere del clots des ravieres", nei mesi di dicembre e gennaio, tutto per corvé. L'anno seguente si è fatto il traino del legno; (in parte) si è comperato, un po' i privati ne hanno donato e il restante è stato preso sul comunale al "pineas" e alle "javaroneas" e sono state segate le tavole e nello stesso anno 1892 nel mese di ottobre si è messa la prima pietra che è stata piazzata con delle cerimonie religiose, e si sono fatte le fondamenta nel vecchio cimitero che esisteva in precedenza,
Nell'anno 1846 era stato fatto (il cimitero) per corvé per cui si è trovata una grande quantità di ossa che sono state deposte nella casa mortuaria. Il tutto è stato fatto prima della demolizione della vecchia chiesa e in più sono stati portati su tutti i mattoni della stazione, nel numero di 6 vagoni, ovvero quarantaduemila mattoni, e la sabbia nello stesso mese.
L'anno 1893 il 15 Maggio si è incominciata la demolizione della vecchia chiesa ed è stato fatto per corvé : la nuova costruzione è incominciata il 1 giugno, ed è stata portato su il resto della sabbia pagando il prezzo di 20 centesimi per carica, tanto per asini come per muli, che è costato millequattrocento franchi circa, in più si sono portati 6 vagoni di calce, da 10 a 12 mila miriagrammi ogni vagone; la calce è stata portata su con delle corvè gratuite.

        
diario di Gendre Maximin
Lo stesso giorno che si è iniziata la demolizione, Il Sig. Masset Antoine, nato a Rochemolles, curato di questa parrocchia, ha celebrato l'ultima messa gratuita per la preservazione dal male; era un lunedì, e la domenica prima avevamo portalo il Santissimo Sacramento in processione solenne alla cappella di San Claudio che è stata eretta a chiesa durante la costruzione.
L'anno 1894, il 5 ottobre, un venerdì sera, il vescovo è salito da Susa per la benedizione della nuova chiesa.
Gli siamo andati incontro in processione e il sindaco Mathieu Guiffre ha pronunciato un discorso molto dettagliato in francese, siamo rientrati alla cappella, abbiamo prelevato le reliquie e cantato i vespri, dopo siamo ripartiti per la Chiesa in processione recitando il rosario, arrivati alla chiesa abbiamo deposto le reliquie nell'atrio, le abbiamo benedette e le abbiamo lasciate lì a passare la notte con delle persone di buona volontà che vegliavano e pregavano e al sabato mattino abbiamo incominciato le funzioni della benedizione che sono durare tre ore e mezza; le cose essenziali che ricordo sono che abbiamo fatto una croce in cenere in mezzo alla chiesa per poter scrivere da un lato l'alfabeto latino e dall'altro lato quello greco, infine alle 11 il vescovo ha celebrato la prima messa, e l'indomani, domenica, giorno di nostra Signora del Rosario, Grande Messa, grande festa solenne, infine il 29 ottobre si è celebrata la seconda messa di ringraziamento per non aver incontrato alcuna disgrazia durante questa grande impresa.
Il Sig. Medail André, fratello del benefattore, capo dei lavori, Sig. Ferrero Baptiste, capo d'impresa, e il Sig. Festa Laurent, capo dei muratori, tutte e due nativi di Biella; ai piedi della croce che è in alto sulla chiesa sopra il tetto (si sono scritte) le quattro lettere iniziali M.A.F.L. che significano Medail André èeFesta Laurent.


PARUASË 'D SÄNT'ANDRÉ
Sa fundaziun l'ē du 1477 e 'l clucìë du 1667, ma a lë fin du 1893 i l' ē ità cumpletmën arfàitë cun lë dunaziun dë Louis Medail e la curvëa dlë gën du paī.

PARROCCHIA DI SANT'ANDREA 
L'atto di fondazione risale al 1477, come documentato   dai  protocolli degli atti di concessione e autorizzazione emanati dalla prevostura di Oulx nei registri del notaio Braze: "1477, 26 luglio, erezione della parrocchia di Millaures, concessa dal prevosto di Oulx, mediante, distacco da Bardonecchia e con l'unione delle cappelle di Sant'Andrea e San Claudio". Nel 1667 fu edificato il campanile. Infine nei 1893 fu completamente ricostruita e ampliata nel suo attuale stato grazie ad un lascito fatto da Louis Medail e alle corvé della gente del  paese.

CROCIFISSO Ligneo Fine XV sec.
Il Crocifisso di Millaures trova strette rispondenze nel Cristo ligneo della cappella di l'Ecot, presso Bonneval, in cima alla valle dell'Arc, rispondenze tali, da render evidente la comune provenienza dei due pezzi da una stessa bottega: tutto in essi praticamente collima. Dobbiamo dunque immaginare una certa circolazione di prodotti siffatti, o di artigiani attraverso il Cenisio e lungo la Moriana da un lato e la Val di Susa dall'altro.
Guido Gentile
Tratto da "Valle di Susa arte e storia dall'XI al XVII secolo" Torino - Assessorato per la Cultura 1977


PIATTO PER OFFERTE
Ottonaio fiammingo (?), prima metà del XVI sec., Diametro cm. 37
Ottone sbalzato e inciso. La scritta che circonda il rosone centrale è indecifrabile, non certo per l'usura, ma per la presenza di lettere d'invenzione arabo-gotiche (caratteri cufici). Trova puntuali somiglianze con due piatti consimili conservati a Casale Monferrato, l'uno in Duomo e  l'altro presso l'ospedale civile. La provenienza per ora è imprecisabile, salvo il  riferimento alla Germamia settentrionale, intorno ad Acquisgrana.
Giovanni Romano
Tratto da  "Valle di Susa arte e storia dall'XI al XVII secolo" Torino - Assessorato per la Cultura 1977


LA CUNFRÄIRÍA
Du 1764, a Miaraura, l'anhavian la Cunfräirìa du Penitën du Sänt'Esprì. Du 1815 u 1901 i sunavan "Penitën  Blan" për la robba blancia k'i purtavan. Du 1902 lë Cunfräirìë i prën ël nu "Madonna del Confalone" .

LA CONFRATERNITE
Ci sono varie testimonianze sulle confraternite esistite a Millaures. Quella dello Spirito Santo è citata in alcuni documenti catastali della metà del XVIII sec. Esiste poi un "Catalogue des Frères Penitents" datato 1764. A partire dal 1815 e fino al 1901 vengono chiamati "Penitenti Bianchi" in virtù delle lunghe tuniche bianche che indossavano. Dal 1902 la Confraternita prende il nome di "Madonna del Confalone".

DAL DIARIO DELLA CAPPELLA DI SANT'ANNA ( 1660 - 1817)

]ESUS - MARIA - JOSEPH
Libro contenente i beni appartenenti alla cappella di Nostra Signora delle Grazie fondata a Millaures nel villaggio del Medail con da atto di fondazione ricevuto dal Sig. François Allemand notaio il tredicesimo... (giugno 1629)

Innanzitutto appartengono alla detta cappella i mobili che seguono:
una pietra sacrata coperta di tela
quattro tovaglie quasi nuove
un vecchio tappeto che serve da coperta
un dossale (fatto) di tappeto vecchio
altro dossale (di) tela tinta
piccola tovaglia per il calice dell'altare
un quadro dove sono dipinti la Vergine Maria con il suo piccolo Jesu',
San Giuseppe e Sant'Anna
altro piccolo quadro di Nostra Signora
due candelabri di legno
un paio di ampolle in stagno
un calice di stagno con la sua patena
una borsa di corporale in tela tinta
un corporale con un piccola pala
un velo rosso

SÄNT'ANNË
U Mdau, u lon dlë vië duz Öru.
L'attë 'd fundaziun u parlë du 13 Giuìn du 1629. Antikëmën i Ih'erë ità batìë a cairë du bäcià e i Ih'erë dedicà a Notrë Dammë dla Grazia. Pöi vër ël 1840, Guiffre Giovanni Michele u l'à dunà ël tërën për lë ricostruī ënté ki s' trovë iörë. Subbrë l'utā lë nh'à ën cadrë 'd Sänt'Annë, sun epù e lë pcittë Marië. Ciak cairë dl'ut ā lë s'trovan luz armanio k'ì bitavan lë blancërìë dlë cëpellë e lu pipittre.

SANT' ANNA
In borgata Medail, lungo la mulattiera per Horres.
L'atto della sua fondazione risale al 13 giungo 1629, come attestato dal "libro dei beni della cappella", e fino a inizio del 1700 fu dedicata a Nostra Signora delle Grazie.
Originariamente eretta a ridosso della fontana, l'attuale ubicazione si ebbe solo intorno al 1840 quando fu riedificata su terreno donato da Guiffre Giovanni Michele. Al suo interno un semplice altare sormontato da un dipinto che rappresenta Sant'Anna e San Gioacchino con Maria bambina, è posto tra due credenze che contenevano i paramenti, gli splendidi antifonari e gli oggetti sacri attualmente custoditi presso case private.





SAN GIOZE'
Le cëpellë 'd Sän Giozè i l'e ità batīë du 1893 tra la mezun du Ser. I l'e tutë simplë e tsubbrë l'utā lë risaltë un bé cadrë dlë Sacrë Familhë e ünë cru du XVIII sieclë.

SAN GIUSEPPE
In borgata Serre. Edificata nel 1839 ospita un quadro raffigurante la Sacra Famiglia e un Crocifisso ligneo risalente al XVIII sec.

MARIË AUSILIATRISË 'D COTARLAU
Le cëpellë i l'e ità fundà du 1727 süz un presipisë du Perilhô. l l'e ità arfaitë du 1854 e i Ih'erë dedicà a Notrë Dammë du Bon Sëcur e  sa fasaddë ih'erë ecri "Notre Damme du Bon Secour priez pour nous - Nous avons recouru à Vous - Nous dirons toute la vie - Vive Jésus et vive Marie" (testimuniansë Andrea Guiffre).
L'istuarë l'e k'i düvìë esë costruì dinz ün cian dran k'aribā u Perilhö ma düran ël veprë la pèira i së spustavan misteriuzamën ënté k'i l'an pôi bätië. Tu luz an 'I 2 'd giühlé lë s' fei lë prucesiun, ün co i partisîë dlë Paruasë, i pasavë uz Öru, a lë Bruë e a Carlau i finisìë u lë Mèisë e lë benediziun du pan.

MARIA AUSILIATRICE DI COTARLAU
Sorge su di una roccia a strapiombo sul Rio Perilhò, fondata nel 1727 fu poi rifatta nel 1854. Anticamente dedicata a Notre Damme du Bon Secour, la facciata recava la scritta "Notre Damme du Bon Secour priez pour nous - Nous avons recouru à Vous - Nous dirons toute la vie - Vive Jésus et vive Marie" (testimonianza Andrea Guiffre).
La leggenda vuole che la sua costruzione fosse inizialmente prevista nei campi poco prima di dove si trova attualmente, in un luogo meno impervio. Durante la notte però, il materiale per la costruzione si spostava misteriosamente sulla roccia a strapiombo dove infine decisero di edificarla. Tutti gli anni al 2 luglio era meta di una processione che partendo dalla Parrocchia di Sant’Andrea, saliva fino a Horres passando per Sant’Anna, quindi raggiungeva Sant’Antonio al Gutìë e Notrë Dammë dlë neë alle Grange della Broue per finire a Cotarlau con la benedizione del pane.



NOTRË DAMMË DLË NEË
Le cëpellë 'd Notrë Dammë dlë Née is Trovë u pé dlë Bruë. I l'ē du 1727 e i l'ē ità arfàitë du 1928 për vruntà du frèire Maximen e Angelo Guiffre, bose dl'unclë Adòlf. D' tsubbrë lë portë, sü lë pèirë, l'ē ecrì "Santa Maria Mater Dei ora pro nobis". Dë din lë nh’à ün bè utā tut ën bō.

MADONNA DELLE NEVE
Sorge poco prima di arrivare alla. Broue, lungo la vecchia strada che sale dal Rochas. Sulla semplice facciata un'iscrizione su pietra riporta l'epigrafe latina "S. Maria Mater Dei ora pro nobis" e l'anno della fondazione 1727. Nel 1928 venne completamente ricostruita per volontà di Maximin e Angelo Guiffre, figli di Adolf. Al suo interno si trova un bell'altare in legno.









SÄNT ANTUENË
Lez ünë pcittë cëpellë 'd proprietà dlë familhë Rochas. Is trovë u Gutië a la Grangia dlë Bruë sü lë vië vëlhë du Basin. I Iherë ità faitë dinz ünë mezun e pöi du 1920 i l'è ità arfaitë tzubbrë lë vië për vruntà d'Ernestina Vallory.

SANT ANTONIO
Piccola cappella privata di proprietà della famiglia Rochas che si trova alle Grange della Broue lungo la vecchia strada per i bacini. Anticamente ubicata in una camera della casa sul lato opposto della strada, fu costruita ove si trova attualmente intorno al 1920 per volontà di Ernestina Vallory.







SACRË CÖRË

SACRE CUORE

SÄN RO
A càirë du sëmënterio. Le cëpellë i l'ē du 1833. Ël cadrë tsubbrë l'utā u rëprësëntë Sän Ro e sun cin e Sän Pier u pe 'd Notrë Dammë. Ël cadrë l'ez ünë dunaziun de Medail Françoise du 1855.

SAN ROCCO
Posta poco lontano dalla Parrocchia, la cappella di San Rocco risale al 1833 (data visibile sulla facciata) e venne eretta per prosciogliere un voto fatto più di 200 anni prima, nel 1630, durante l'infuriare della pesta nera che a Bardonecchia provocò la morte di 775 persone su una popolazione di 1067 anime. Al suo interno, sopra l'altare, è visibile un grande quadro raffigurante il Santo con il suo immancabile cane e San Pietro ai piedi della Madonna : dono di Medail Françoise nel 1855, come riportato in fondo al dipinto.








SÄNT'UDRA'
Lë s' trovë sü lë vië tra La Gleiza e lu Reo. Ünë bellë balaüstrë i separë l'utā dlë gën. 'L cadrë dl'ut ā u rëprësëntë Sänt'Udrà, Sän Gian Batistë e Notrë Dammë.

SANT'ELDRADO
Situata lungo la strada dello Jafferau, è a mezza via tra Borgata Reuil e Le Gleise sul percorso dell’antica strada che collegava i due abitati. Al suo interno una bella e sinuosa balaustra lignea divide il pubblico dall'altare al di sopra del quale un quadro rappresenta Sant'EIdrado e San Giovanni Battista ai piedi della Vergine.





SÄN CLODË
Le cëpellë 'd Sän Clodë, u Pärciâ, i l'ē ità batië dran 'l 1477, i l'ē plü vëlhë dlë Paruasë 'd Sänt'André. Ël cadrë dl'utā, du 1789, u rëprësëntë Sän Clodë, San Pier e Notrë Dammë u 'I Bambin, e a cairë lë nh'à l'estatüë du Sän dlë cëpellë.

SAN CLAUDIO
In borgata Prerichard. Già esistente quando fu fondata la parrocchia di Sant'Andrea nel 1477, e la sostituì durante i lavori di rifacimento della stessa nei 1893. Ospita una statua lignea del Santo a cui è dedicata, e un grande quadro datato 1789 in cui sono raffigurati San Claudio e Sant'Andrea ai piedi di una Madonna con Bambino.


SAN PIER
Lë cëpellë 'd Sän Pier u Me i l'ē ità fundà dë Pierrë Allemand e sun botë Alexis du 1694. 'd su l'estatùë du Sän, sü le fasaddë, l'ē ecrì : " Tu es Petrum et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam".
Ël cadrë sü l'utā u rëprësëntë San Pier u la clau du Paradī. 'Tsu lë cëpellë lë nh’à dua ciambra kë antikëmën i fësiàn l'ecorë.

SAN PIETRO
In borgata Mei. Fondata da Pierre Allemand morto nel 1694, fu poi terminata dal figlio Alexis.
Sulla facciata spiccano una bella statua lignea del Santo a cui è dedicata e l'epigrafe latina "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".
All'intemo l'altare è sovrastato da un quadro raffigurante San Pietro che riceve le chiavi del Paradiso. Nelle due stanze al piano inferiore anticamente si teneva la scuola. Gli arredi sacri le suppellettili e i reliquiari sono conservati presso privati.


SÄN SEBASTIAN
Lë cëpellë 'd San Sebastian i l' ità batìë u Rcià du 1675 e sun clucìë u l’ē du 1863.
Dëriermën i l'ē ità bien ristrutürà.

SAN SEBASTIANO
In borgata Rochas. La sua fondazione risale al 1675 mentre il campanile fu edificato nel 1863.
La sua recente ristrutturazione, fortemente voluta e attuata dagli abitanti del Rochas, è un esempio di come un paziente e accurato lavoro di ricerca dei particolari abbia portato al suo antico splendore un monumento che oggi riveste i suoi colori originali.

DAL LIBRO Dl SAN SEBASTIANO
Promessa di Antoine Rochas et André, fratelli, per fare costruire la cappella di San Sebastiano al Rochas nel 1564 e il detto André ha fatto il suo testamento nel 1579 e ha incaricato suo fratello di costruire la cappella. La malattia contagiosa fu a Millaures nell'anno 1564.
L'appezzamento davanti il forno del Rochas conta due javedons e ventitré tese.











LA ROGAZIUN
Tu luz an, lu trèi giū dran l'Asënziun, lë s’fëzìë la prucesiun dla Rogaziun. Las priavë për k'lë fussë ünë bunnë sazun. Las pärtisìë 'd le glèizë d' matin bunurë. Ël prumië giū läs anavë a lë Cëplëttë e, an turnan, läs pasavë a lë Cëpellë 'd Sän Pier. Ël mar, ël segun giū, läs anavë a Sänt'Annë passan për lë Crū dla cattrë via.
Ël darìë giū, mercrë, lë prucesiun i pasavë a Sän Giozé, Sän Clodë e a lë Crū dlë Calà. Ël tragé dla trèi prucesiun u senhavë ünë crū.

LE ROGAZIONI
Tutti gli anni, nei tre giorni precedenti l'Ascensione, si facevano le processioni dette "Rogazioni" durante le quali si pregava perché fosse una buona stagione di raccolti.
Si partiva dalla chiesa di mattino presto e il primo giorno si andava alla Cëplëttë e al ritorno si passava alla cappella di San Pietro. Il martedì, secondo giorno, si andava a Sant'Anna passando per la Croce delle quattro vie. L'ultimo giorno, il mercoledì, la processione passava per San Giuseppe, San Claudio e la Croce della Calà. Il tragitto di queste tre processioni formava una croce.



LUZ ANDRIOUX


LË GALUSTRË



SÄN BENUI'
SAN BENEDETTO
Dal diario di Allizond Laurent
Nel 1878, il 21 marzo, abbiamo assistito alla benedizione della cappella di San Benedetto che Auguste Guiffre ha fatto costruire al Geneys in onore del suo defunto padre, Benedetto. La festa è stata bella, c'era il pane benedetto, l'adorazione delle reliquie e vari spari di mortaretti C'é stata nel contempo la benedizione della croce eretta di fronte alla cappella.


SAN PIER D'ARCIAMURRA
Lë paruasë 'd San Pier d'Arciamurra i l'ē du XIII sièclë. L'ez ünë glèizë tra la plü bella e plüz anticca dlë valaddë ; 'I plafun ën bō, du XV siècle, u l'ē decurà u 'd flū e d'etera culurà.

SAN PIETRO Dl ROCHEMOLLES
Del XII secolo. Particolare interesse riveste il pregevole soffitto cassettonato risalente al XV secolo a piccoli riquadri dipinti a stelle e fiori policromi. La cantoria è del XVIII secolo.


SAN PIETRO Dl ROCHEMOLLES
Maestro di Ramat
IL MARTIRIO Di SAN SEBASTIANO (fine XV sec.)
Martirio di San Sebastiano davanti a Diocleziano in cattedra e un San Sebastiano inconsuetamente rappresentato a cavallo. Si nota come appaiono più violenti e sentiti gli aguzzini rispetto alla figura del santo martire, come tutto l'interesse venga assorbito da questi volti dai nasi camusi, dagli occhi acuti, dalle barbe e dai baffi a virgole disordinate, e come invece le mani, gli abiti, lo stesso mantello che riveste il Santo siano eseguiti rapidamente e in maniera più sommaria.
Elena Rosetti Brezzi
Tratto da "Valle di Susa arte e storia dall'XI al XVII secolo"
Torino - Assessorato per la Cultura - 1977



CËPLËTTË 'D PRA LAVEN
L'ez une pcittë cëplëttë sü lë vië vëlhë d'Aciamurra për anä a le digghë.
La pitüra i sun du Mèitrë dla Ramà e i rëprësëntan ünë Pietà u Sän Giak, Sän Sebastian, Säntë Këtrinë e Säntë Barbë.

PILONE Dl PRA LAVEN
Lungo la vecchia mulattiera che da Rochemolles porta alla diga.
Anche questi affreschi che decorano l'interno di questa cappelletta, come quelli della parrocchia di San Pietro, sono da attribuirsi al maestro di Ramat, anche se appaiono di fattura più sommaria e meno incisivi nei particolari. Nella lunetta di fondo è rappresentata una Pietà, mentre sulle pareti sono dipinti Santa Caterina, Santa Barbara, San Giacomo e San Sebastiano.


MUCËCÖITË

MOUCHECUITE
SÄNT'ANDRE DUZ ÖRU
I l'ē du XV sieclë e i l'ē cunesùë sortù për sa pitüra dlë Cavalcaddë du Vise e lë vittë d' San Giakkë e
Sänt'André. 'L cadrë, du 1666, u l'ē ità fà dë Claude Moreno e u rëprësëntë Notrëe Dammë u 'I Bambin, Sänt'André e Sän Giakkë. Lë curnizë, k'i Ih'erë dl'ecorë du Mërëzën, i l'ē ità rubà u cumënzëmën duz an 60.


SANT'ANDREA E SAN GOACOMO DI HORRES
Più conosciuta localmente come Sant'Andrea, risale al secolo XV e domina l'alpeggio di Horres.
La Cavalcata dei Vizi che orna la facciata e gli affreschi al suo interno ne costituiscono il pregio maggiore. Non vanno però trascurati l'acquasantiera in pietra e il quadro datato 1666 a firma di Claude Moreno raffigurante la Madonna con Bambino in trono, Sant'Andrea e San Giacomo che le rendono omaggio, un tempo ornato da una splendida cornice frutto della scuola d'intaglio del Melezet, rubata negli anni 60.

M. TUA  G. DEBERNARDI  Affreschi del XV e XVI sec.
La frazione di Milleaures (1394 m.) del comune di Bardonecchia conserva nelle sue vicinanze la cappella di S. Andrea, documentata dalla Prevostura di Oulx nel 29 ottobre 1646 per la nomina del cappellano, ma la cui ricostruzione risale almeno al sec. XV°. La costruzione venne rimaneggiata nel 1817, come attesta la scritta sull'architrave, quando venne chiusa la porta in facciata, ponendo l'ingresso a mezzogiorno e sostituita la scala di legno, che separava l'altare dal pubblico, con un'impalcatura interna e una scaletta per accedere al coro. Sulla facciata è offerta all'osservatore la cavalcata dei vizi oggi purtroppo molto deteriorata, ma ricostruibile grazie alla testimonianza del Ceresa. Un demone con la tromba trascina le personificazioni dei 7 peccati capitali ciascuno incatenato per il collo e assistito da un diavolo. Partendo dalla sinistra si possono distinguere: la Superbia, un giovane ricco con lo scettro a cavallo di un leone (visibile), l'Avarizia impersonata invece da un vecchio con una borraccia e una borsa, che cavalca una scimmia. In groppa a un lupo un uomo intento a divorare una coscia di pollo rappresenta la Gola, mentre la Lussuria è una fanciulla in groppa a un caprone. Si può individuare con qualche difficoltà l'Ira dai capelli dritti mentre si trapassa il petto con una spada facendosi portare da un leopardo, mentre sulla spalla un demone la tormenta. Ancora visibile invece l'Invidia: a cavallo di uno sciacallo un vecchio dallo sguardo triste. L'Accidia infine, di cui è scomparsa la parte inferiore, è una donna dal vestito strappato, con i capelli in disordine e la rocca per filare abbandonata, assistita da un demone mentre si lascia trasportare da una giovenca. La cavalcata si svolge su una fascia chiara, incorniciata da fiori geometrici, che fa da fondale; mentre in primo piano sfilano i sette vizi vestiti alternatamente di giallo e di rosso. Al di sopra dei vizi sono rappresentati S. Andrea e S. Pietro con attorno dei motivi decorativi.



All'interno il presbiterio è decorato con la storia di S. Andrea. Sulla parete a sinistra dell'altare S. Andrea con l'abito da pellegrino, benedice il vescovo e lo salva dalla tentazione della carne. L'ambientazione interna è resa con una mensa apparecchiata in primo piano, mentre sullo sfondo il vescovo in veste bianca e piviale rosso scuro conversa con una donna abbigliata elegantemente. Sulla destra fuori dalla porta si scorge il Santo molto ben individuato; veste celeste e mantello marrone. E ancora visibile una finestra sul fondo, in generale i colori si sono mantenuti ancora vividi.
S. Andrea placa la tempesta provocata del diavolo, che appare in alto tra le nubi. Una nave è già naufragata, mentre l'altra appare ancora intatta con tutto il suo equipaggio. In basso sono raffigurati i fedeli in preghiera, lo sfondo invece presenta un paesaggio di terra stratificato. Al centro della volta a botte si intravvedono due affreschi quasi scomparsi: in uno si possono decifrare ancora due teste, nell'altro sulla sinistra sono riconoscibili: un gruppo di guerrieri con lance, al centro un diavolo e un uomo atterrito che prega, mentre di lato una serie di costruzioni.
Nella zona più bassa della parte sinistra il protagonista benedice un prigioniero in carcere.
Il martirio del Santo si svolge facendolo trascinare per i piedi da un cavallo incitato dal carnefice. Sulla sinistra si possono di nuovo osservare le 3 figure della scena precedente, mentre il fondale è determinato dalle mura grigie. La parete di fondo prosegue nella descrizione del supplizio di S Andrea con la sua flagellazione e crocifissione. Sopra a queste scene sono invece descritti due miracoli. Nella parte destra del muro si vede la "crux decussata" su cui il Santo per volontà di Egea viene giustiziato. Segue la scena della deposizione da parte; di due fedeli e poi la sepoltura a cui é presente Maximilla, moglie di Egea salvata 'dal Santo in precedenza. Lungo la linea dell'archivolto si appoggia delicatamente una raffigurazione di S Lucia con la spada e gli occhi nel piatto.
Nella navata invece è stata dipinta la vita di S. Giacomo, che si presenta generalmente in uno stato di conservazione buona. Partendo dalla sinistra incontriamo il mago Ermogene circondato da due diavoli uno dal manto scuro e l'altro tigrato, a sinistra un seggio in cui l'autore ha tentato un accenno di affondo. Segue poi S. Giacomo con un discepolo mentre, servendosi di un angelo, allontana i demoni incatenati, in basso si può leggere "COMENT S. JAQUES COMANDA AX DIABLES". La vicenda prosegue con la predicazione in Galilea e Samaria, molto interessanti le rappresentazioni del popolo, anche se in parte deteriorate, in cui per esempio si scorge un ragazzo che dorme, "COMENT S. JAQUES CONVERTI FILET A LA FOY DE JESUS CHRISTI" è questa la didascalia che si legge in calce alla scena del Santo che spiega le Sacre Scritture a tre figure di cui una ha il testo nelle mani. Sullo sfondo si scorgono mura con merlature grigie. Il Santo in piedi cerca di convertire Ermogene seduto sul seggio, segue la didascalia "COMENT FILET VOLOIT CONVERTIR ARMAGENES A LA FOY DE JESUS CHRISTI". Più deteriorata si presenta invece la scritta seguente "COMENT ARMAGENES INVOCA LES DIABLES QUE AHLEN...S..." la scena rappresenta il mago Ermogene seduto su un seggio in atto di invocare i diavoli che gli appaiono dal cielo. Gli stessi demoni sono presenti nel quadro successivo in cui il mago, al cospetto di S. Giacomo, viene portato all’inferno. La storia prosegue con il santo che scaccia i diavoli evocati da Ermogene, ancora S. Giacomo in atto benedicente, seguito dalle scene del martirio mentre dal suo seggio lo osserva il mago.
Sulla parete sinistra, in basso in un riquadro a sé, si incontra un affresco tardo rispetto ai precedenti, raffigurante un celebrante e dei fedeli che assistono a un'apparizione. Sul fondale sono dipinti tre archi con delle colonnine addossate ai pilastri in cui si può scoprire un maggior interesse per i particolari.

Giudizi critici
P. Ceresa 1942
La rappresentazione dei vizi ha una lunga tradizione iconografica, appare frequentemente infatti anche su altre facciate di chiese campestri (1) in cui sono rintracciabili corrispondenze con l'arte d'oltralpe, anche perché questo tipo di iconografia possiamo incontrarla soltanto nelle valli alpine comunicanti con la Francia. Già alla fine XIV° sec. queste raffigurazioni si possono incontrare come decorazione di manoscritti miniati, mentre dal XV°/XVI° anche la chiese rurali francesi Hautes Alpes (2) iniziano a proporre le cavalcate dei vizi. Qui a Horres le figure dei vizi colorate in rosse e giallo alternativamente sul fondale bianco trovano un buon effetto contrastante, mentre una certa finezza psicologica si può invece incontrare nei lineamenti dell'ira e della Pigrizia. Le tonalità giallo-rosso-brune ritornano anche nella storia di S. Giacomo, la tendenza pittorica è ormai molto vicina alle forme del XVI° sec. nella ricerca delle forme e del disegno, in special modo sui volti delle figure, che però si presentano ancora rigide, tozze e chiuse in un cono. Nuova è anche la ricerca espressiva che con la sproporzione delle vesti e delle mani cerca di evidenziare caratteri psicologici. La mancanza della prospettiva viene messa in evidenza dal contrasto di colori che cerca di segnare lo spazio (3). E’ chiaro che il maggior interesse del pittore sta nel ricercare un fine educativo.
L'affresco della vita di S. Andrea è di un'epoca successiva rispetto al precedente tanto da raggiungere una maggior complessità di composizione e anche una certa evoluzione formale. L'artista è sicuramente a conoscenza della pittura rinascimentale, come dimostrano le figure in cui le forme del corpo sono evidenziate da un gioco chiaroscurale nelle pieghe degli abiti. La minore attenzione decorativa lascia spazio alla costruzione della scena in modo realistico, scadendo cosi nell'effetto armonico ritmico della decorazione. I volti inoltre sono tondeggianti in cui però tratteggi di piccole linee rosse cercano di creare il chiaroscuro, gli occhi tutti simili e tondi hanno un'espressione fissa e stupita.


E. Rossetti Brezzi 1977
Nella storia di S. Andrea, abbastanza vicino al maestro di Coignet, rintracciamo: essenzialità nel racconto e pochi personaggi che agiscono in un ambiente chiuso. Le figure appaiono legnose e rigide con mantelli pesanti, che ricordano dei teatranti. I colori gialli-rossi cupi rendono un effetto di ritmo continuo e incalzante. Sia S. Andrea che la cavalcata dei vizi possono essere datati intorno al 1530, per ciò che concerne i Vizi l'iconografia si presenta identica a quella di Giaglione, i simbolici personaggi che cavalcano animali sono tutti legati da una catena di ferro e pungolati dai diavoli che li spingono alla dannazione, lungo uno sfondo chiaro e piatto. Le figure si alternano tra i rossi e gli ocra.
Nelle pitture dedicate alla vita di S. Andea si ha una complessità di composizione con una ricerca di evoluzione formale in cui il pittore tenta di creare il volume servendosi dei chiaroscuro, la poca capacità espressiva nell'esecuzione delle figure cerca di compararsi con accorgimenti innaturali: occhi troppo frissi, pomelli rossi, per queste caratteristiche l'anonimo esecutore ricorda quello di Plampinet (5), anche se quest'ultimo arrivò a dei risultati ben più alti.

M. L. Moncassoli Tibone 1985
Gli affreschi di S. Andrea, pescatore come il fratello minore Pietro (6) illustrano, tra il resto il miracolo considerato postumo della liberazione di un vescovo dalla tentazione di una bella donna che incarna il diavolo. Gli altri miracoli illustrati sono: S. Andrea che placa una tempesta, la benedizione di un santo prigioniero e la crocifissione in quattro riquadri sulla "crux decussata" da decussis che in cifre romane si indicava con "x", appunto la forma dello strumento di morte. S. Giacomo Maggiore è apostolo : la conversione dei pellegrini, di cui è anche affrescato uno dei miracoli più conosciuti: la conversione del mago Ermogene(7).
NOTE
(1) S. Fiorenzo di Bastia  S. Stefano di Giaglione.
(2) Névaches, L'Argentière, Vigneaux, Orve, Digne.
(3) Si adottano colori chiari per lo sfondo:bianco-grigio-giallognolo che si differenziato dai colori delle figure.
(4) Autore delle dormitio Virginis, Assuzione.
(5) Vita di Gesù nella chiesa di S. Sebastiano.
(6) Andrea nome greco che significa "uomo" (aner andros), evangelizzò la Scizia (Russia).
(7) "Ricalcata sulla vicenda di San Pietro che affronta Simon Mago, la storia di San Giacomo inizia con la predica al popolo di guidea. L'affresco è molto rovinato, ma sulla destra si possono riconoscere i costumi tardo quattrocenteschi con cui -come sempre attualizzando la storia il pittore abbiglia i suoi personaggi. Quindi abbiamo l'incontro con Fileto, discepolo di Ermogene che tenta di usare il suo sapere contro Giacomo: ma questi gli dimostra la falsità delle sue carte e lo converte. La storia poi risulta molto abbreviata: i demoni che Ermogene ha chiamato per incatenare Giacomo e il neofita sono ricacciati dal santo verso l'infedele; gli stanno addosso, pronti ad incaternalo. Dell'animatore dei grandi pellegrinaggi, dell'evangelizzatore della penisola iberica, della presenza sua nella cultura ispanica come Santiago Matamoros, il pittore di Horres non mostra di sapere: l'iconografia si ferma alla leggenda palestinese che ricorda la predicazione in Siria e la decapitazione a Gerusalemme nel 44 per ordine di Erode Agrippa". C.f.r, M.L. Moncassoli Tibone, Tre preziose cappelle, Piemonte vivo mostre 1985 (Estratto da PIEMONTE VIVO n° 1/85).